Venezia 81: Happy End di Neo Sora
Convivenza
di Francesco Scognamiglio
L’anno scorso aveva portato fuori concorso il film documentario Ryuichi Sakamoto I Opus, quest’anno Neo Sora, l’orfano dell’encomiabile musicista giapponese, si presenta con una prosperosa Kefiah al collo per presentare il suo nuovo lungometraggio nella sezione Orizzonti dell’’81 festival di Venezia.
I due ragazzi del racconto di Neo Sora sono la piccola speranza del nostro futuro maledetto.
In Happyend, Kou e Yuta se ne fregano e, incarnando tratti stilistici che richiamano l’eroismo tipico riscontrabile nelle storie dei fumetti nipponici, si divertono beffandosi delle figure autoritarie della loro vita.
Come il regista in questione, gli artisti giapponesi, sempre attenti a descrivere nelle loro opere il disagio sociale, liberano il lettore trasportandolo in mondi fantastici in cui eroi goffi si ribellano al sistema opprimente che i più forti hanno istituito. I ritmi di montaggio, i primi piani e le reazioni maldestre degli adulti ricordano molte vignette presenti nelle pagine di manga come GTO (Great Teacher Onizuka) o Slam Dunk. Storie di ribelli e di lotte. La macchina nuova di zecca del preside della scuola viene ritrovata ribaltata. È il simbolo del potere giovanile. L’amicizia incoraggia la disobbedienza al conservatorismo delle istituzioni.
All’arrivo della polizia nel locale notturno, Kou e Yuta sono in estasi dinanzi al dj che imperterrito continua a mandare musica nelle loro menti creative. Non importano le conseguenze per certe persone come anche per questi due ragazzi, ovvi sognatori di una libertà sconfinata.
Sono amici di infanzia e, insieme ad altri studenti della scuola, formano una fantastica oziosa comitiva. Ma confrontandosi con le sfide incalzanti di questo mondo crudele, l’amicizia vacilla in favore delle esigenze e dei sogni individuali. Crescendo, finalmente riescono a vedere il buio dietro le loro scelte. Sembra non vogliano più accettare che continui ad esserci una percezione indefinita della realtà e degli altri individui a loro vicini. Per questo aumentano le tensioni con i genitori e i professori e con tutti quelli che hanno il controllo sul mondo rendendolo sempre più complicato per coloro che resistono all’obbedienza passiva e al menefreghismo individuale.
Pregno di atmosfere musicali e liberatorie, Happyend si destreggia tra tante tematiche del Giappone contemporaneo amalgamate in un racconto di formazione ambientato in un futuro distopico, ma affatto irrealistico, che ritrae i problemi sociali che la prossima generazione più delle altre dovrà affrontare.
Per i giapponesi, lo svago ha un limite molto breve di tempo. Vittima di un’oppressione costante e di una guerra programmatica contro i momenti di creatività e di noia, il presente degli adolescenti è stressato costantemente dall’ansia di un sistema sociale che li spinge all’accettazione di una vita dedita all’obbedienza e al dovere. Pregna di paura, l’esistenza si trasforma in una mera sopravvivenza, e questo permette all’individualismo e all’autodeterminazione di radicarsi nel lato oscuro dell’agire umano. Profonde problematiche vengono soffocate nell’abisso lavorativo quotidiano non trovando mai una sana compensazione.
Vediamo gli studenti del film camminare a testa bassa nei corridoi bui della loro mente. Ma il cambiamento ogni giorno è fuori dalla finestra. Se non lo guardiamo inciamperemo sul cadavere di qualche bambino.
Fuori dalla finestra del liceo che frequentano i protagonisti di questo film si assiste all’istallazione di uno schermo gigante: Il grande fratello che monitorerà e giudicherà le azioni degli studenti attraverso numerose videocamere installate in tutta la struttura.
Imminenti terremoti allarmano i cittadini della Neo Tokyo di Neo Sora. L’influenza manipolativa dei media è riportata nella storia tramite la presenza di numerosi altri monitor in giro per le scene del film. La politica del partito Liberal Democratico giapponese che dal dopoguerra governa in pratica ininterrottamente il paese, con la missione ossessiva di rendere il paese sempre più sicuro, offre ai cittadini nuovi motivi di preoccupazione, inducendoli così a sacrificare sempre di più parte delle loro libertà. Lo stato di polizia, molto sentito nel film, seda con violenza le manifestazioni organizzate contro le nuove normative per la sicurezza.
Ma il terremoto è dentro chi subisce le ingiustizie e non può ancora cambiare il sistema. Il tavolo trema quando Kou vorrebbe alzarsi per dire la sua ma già è stato rimproverato troppe volte e rischia l’espulsione dalla scuola.
Kou è un Zainichi, immigrato coreano di seconda generazione. Persone come Kou hanno molta difficoltà nell’inserirsi socialmente, e spesso sono vittime di discriminazioni razziali.
Stanco di queste ingiustizie e per far valere i suoi diritti di cittadino, inizia ad interessarsi all’attivismo politico grazie all’influenza di una compagna di classe.
Questo film ci sta urlando che il Giappone ha bisogno di atti rivoluzionari per il suo futuro. La generazione del boom economico ha costruito muri troppo alti intorno al benessere personale.
Come Kou, solo chi vive ogni giorno le conseguenze spiacevoli di una società che favorisce i pochi privilegiati deve interrompere il silenzio e alzare la voce, poiché la protesta e l’organizzazione politica è l’unica via per il cambiamento.
Il dominio delle telecamere deve terminare. Per questo il gruppo politico studentesco a cui Kou fa capo occupa la stanza del preside per debellare il nuovo sistema di sorveglianza che continua a violare ingiustamente la privacy degli studenti creando problematiche ben più gravi.
Dopo difficili ore di sequestro riescono ad ottenere la revoca di questo metodo di sorveglianza inumano. La normalità però tornerà soltanto dal prossimo anno scolastico che purtroppo si trova ad essere successivo al loro diploma. Questi ragazzi hanno quindi accettato una lotta per il benessere delle prossime generazioni e il preside ha imparato dalla determinazione dei suoi studenti.
Per combattere questa guerra bisogna giocare ad armi pari con questi adulti che purtroppo non tollerano più ciò che di sbagliato c’è in loro quando lo rivedono negli altri.
Nei vissuti di Kou e Yuta si sta delineando una visione del mondo strettamente personale.
Per Kou si sta sviluppando un’ideologia attiva: Motivato dal senso del dovere e dalla lotta politica, vorrebbe migliorare il mondo iniziando col migliorare sé stesso, col rispettarsi. Per Yuta di riflesso il rumore si affievolisce in funzione di un futuro dedito alle passioni artistiche, in particolare la musica.
Sono sicuro che dentro Neo Sora ci siano entrambe le personalità che ha deciso di raccontare e che dopo tanti anni continuano a vivere distinte come i tanti fermo immagine che in ogni istante si nascondono dietro il fluire degli eventi.