16º Bif&st: Paura dell’alba di Enrico Masi
La voglia di non votare è fascismo
di Edoardo Mariani
Il gallo nero
scende la terra
scende la nebbia
non si ritrova una forma
cenere e acqua
che sembra cemento
bianco e nero
che sembra piangere
drastica separazione tra la Storia e
l’idea che ce ne hanno data a conoscere di storia
le storie
quelle delle guerre
e le storie
quelle del cinema che ne parlano.
In questi tempi è difficile non avere paura. Paura del buio, di restare soli, di non riuscire a dormire, dell’avvicinarsi dei conflitti, delle infanzie perse nelle nebbie del tempo e delle vite spese alla lotta per la libertà.
Ma c’è una cosa della quale non possiamo e non dobbiamo aver paura: Essere resistenza. In un brano della band napoletana 99Posse del 1993 si cantava: “l’unico fascista buono è un fascista morto”. Soltanto l’anno prima Hayao Miyazaki nel suo Porco Rosso dice, attraverso il personaggio di Marco Pagot: “Meglio porco che fascista”.
Nella nostra tradizione cinematografica nazionale, sin dal primo momento di libertà nel 1945, è nato fisiologicamente un filone di film che successivamente uniamo nella loro ricerca centrale di raccontare il sentimento della “Resistenza”, e di conseguenza, dell’antifascismo. Per operazione di memoria ne elenco alcuni in ordine (più possibile) cronologico: Giorni di Gloria di Mario Serandrei, Giuseppe De Santis, Luchino Visconti e Marcello Pagliero [con il suo cartello iniziale : A TUTTI COLORO CHE IN ITALIA HANNO SOFFERTO E COMBATTUTO L’OPPRESSIONE NAZIFASCISTA È DEDICATO QUESTO FILM DI LOTTA PARTIGIANA E DI RINASCITA NAZIONALE]1, Roma città aperta2 e Paisà3 (’45 e successivamente Il generale della Rovere4 e Era notte a Roma5) di Roberto Rossellini, Un giorno nella vita (’46, scritto tra gli altri insieme a Cesare Zavattini) di Alessandro Blasetti, Achtung! Banditi!6 di Carlo Lizzani (’51) e Il gobbo7 (’60, nel quale recita anche Pier Paolo Pasolini nel ruolo di Er monco).
Quest’anno, 80 anni dopo la liberazione, un film ha riempito di voglia di resistenza gli animi degli spettatori del 16º Bif&st di Bari: Paura dell’alba di Enrico Masi. Come in tutti i film sopracitati, in Paura dell’alba al centro c’è la memoria e la missione di riportare a galla fatti appartenenti a quegli anni di conflitti. Un eterno ritorno agli anni in cui i verdi colli di pace che vediamo sfilare oggi dal finestrino del treno mentre risaliamo o ridiscendiamo l’Italia liberata erano teatro di sanguinosi scontri di ideologie, e dove gli scoppi dei fucili sentenziavano, uno dopo l’altro, il futuro che sarebbe stato poi fondamenta per la ricostruzione del paese. Un fascista in meno è diverso da un partigiano in meno?
In Paura dell’alba c’è il silenzio di un ricordo, riscrittura aperta di Enrico Masi (insieme a Pier Giorgio Ardeni) dei fatti della Repubblica partigiana di Montefiorino, dedica visuale ai luoghi montani in cui avvennero i fatti, e reinterpretazione della vicenda della banda di Nello Pini: un nucleo di partigiani fucilò un altro gruppo di resistenti partigiani che avevano a loro volta giustiziato una milizia fascista.
Il film lascia un importantissimo silenzio continuo e ampio che rende universali, contemporanei e coetanei i protagonisti, più e più volte filmati in primi piani pittoreschi e popolari che ricordano quelli della Trilogia della vita di Pasolini. Questo spazio aperto permette di immedesimarsi negli istanti, riempendo spiritualmente i paesaggi e prendendo parte ad una sorta di sentimento silenzioso di resistenza degli spettatori. Riusciamo a comprendere l’odio verso i fascisti nascosti dietro le colline, ma anche a guardare con pietà la fuga di uno di loro tra le fronde del bosco, riusciamo a respirare il profumo di prato e polvere da sparo, e a cogliere margheritine e grida di paura, di rabbia, di delusione. D’altronde, purtroppo, la rivoluzione non è mai stata uguale per tutti.
Sempre scura è la notte prima dell’alba, dice una voce ad un certo punto. Forse è oggi quel giorno, quel giorno in cui domani non somiglierà più a ieri. Forse dobbiamo perderci in questi tempi bui, per riuscire un giorno a rivedere la luce. Forse, ora è il momento dei forse, dei dubbi, delle difficili speranze…Ma sicuramente qualcuno da qualche parte sta organizzando la resistenza. Quindi prepariamoci e aspettiamo che ritorni il fischio del vento.

- Giorni di Gloria di Mario Serandrei, Giuseppe De Santis, Luchino Visconti e Marcello Pagliero, 1944/1945 : https://www.youtube.com/watch?v=R3aFx1JoTVU ↩︎
- Roma città aperta, Roberto Rossellini, 1945 : https://www.dailymotion.com/video/x7vlwv4 ↩︎
- Paisà, Roberto Rossellini, 1945 : https://www.raiplay.it/video/2024/02/Paisa-c3bd1cc9-36c0-46f2-a63d-88b907e521db.html?wt_mc=2.www.cpy.raiplay_vid_Paisa ↩︎
- Il generale della Rovere, Roberto Rossellini, 1959 : https://www.youtube.com/watch?v=d6dHR2ntQdo ↩︎
- Era notte a Roma, Roberto Rossellini, 1949 : https://www.youtube.com/watch?v=2k4bd_2IjFc ↩︎
- Achtung! Banditi!, Carlo Lizzani, 1951 : https://youtu.be/LP08ElmEmpk?si=8QH5qjp7IxzHs5Tl ↩︎
- Il gobbo, Carlo Lizzani, 1960 https://www.youtube.com/watch?v=XUmhk54vuuM ↩︎