Vulcanologia
Dr. Atl, Eruzione del Paricutín
Domenico Gargiulo (Micco Spadaro), Eruzione del Vesuvio del 1631
William Turner, Eruzione del Vesuvio
Roberto Rossellini, Stromboli
Hercules Seghers, Paesaggio roccioso con una strada che costeggia una gola
Jules Verne, Illustrazione per Viaggio al centro della Terra
“Dal pueblo addormentato ascesi fino alla montagna vivente.
Nelle acque dei suoi torrenti il mio corpo si purificò di ogni sporcizia; fra i boschi di pino si cosparse della essenza della selva; sotto la potenza del sole si fortificò e al contatto con i ghiacci le mie passioni si congelarono.
Dalla cima del vulcano vidi il mondo come uno spettacolo meraviglioso e l’ho amato senza reticenze, profondamente, intensamente.
Tutto mi sembrò bello, anche il dolore. Tutto mi sembrò portentoso, specie la donna, e da tutte le cose mi giunse una forza nuova, il cui influsso non avevo mai percepito – una palpitazione il cui ritmo nasceva da ogni molecola della materia e vibrava sui miei nervi, con energia rinnovata.
Oh, la vita!
La vita è comprensione”
Dr. Atl, Sinfonia del Popocateptl
“Gli zoccoli dei nostri muli graffiavano il luogo di un’autentica tragedia. La terra aveva un volto umano e ostinato (…) Per me, il luogo per pensare la più amata macchina vivente, fu quella zona di morte quasi assoluta che circondava per uno o due chilometri i primi crateri. Me ne stavo disteso sulla cenere, che era tiepida e morbida come una bestia enorme. A duecento metri, le rapide di fuoco venivano fuori da una crepa quasi circolare e scendevano lungo il pendio, formando un fiume rosso come le ciliegie mature e largo come la Senna a Rouen (…) Nel punto in cui ci trovavamo, il rumore che si sentiva era quello di un centinaio di rapide che attraversano un viadotto metallico. In pochi minuti un rumore del genere diventa simile al silenzio, propizio all’immaginazione. E le ceneri ricoprivano tutto”.
Jean Epstein, Il cinematografo visto dall’Etna
Ecco il Vesuvio, poc’anzi verdeggiante
di vigneti ombrosi,
qui un’uva pregiata
faceva traboccare le tinozze;
Bacco amò questi balzi
più dei colli di Nisa,
su questo monte i Satiri in passato
sciolsero le lor danze;
questa, di Sparta più gradita,
era di Venere la sede,
questo era il luogo rinomato
per il nome di Ercole.
Or tutto giace sommerso
in fiamme ed in tristo lapillo:
ora non vorrebbero gli dèi
che fosse stato loro consentito
d’esercitare qui tanto potere.
Marziale, Epigrammi
Werner Herzog, La Soufrière