TRE PIANI di Nanni Moretti
La confessione laica
di Alessandro Cappabianca
Un ragazzo ubriaco, o drogato (Andrea), che abita con i genitori al terzo piano del condominio, investe e uccide una donna con la sua macchina. Uccide la donna, sfonda la parete del piano terra, dov’è lo studio di Lucio (Riccardo Scamarcio).
Da questo sfondamento, attraverso di esso, nelle vite degli interessati irrompe l’Es, che fino allora si era fatto di tutto per tenere lontano. Irrompe la paura – ma si pongono anche le premesse per il suo superamento. Lucio e sua moglie Sara (Elena Lietti) sono assaliti dal terrore che sia accaduto qualcosa alla loro figlia Francesca, che con troppa fiducia avevano affidato al loro vicino. Che questi sia un depravato, un pedofilo? Francesca ama molto stare con lui, girare su di lui a cavalcioni per la casa, ma si rende oscuramente conto che è un tipo “guasto”, che qualcosa non va. Lucio li trova, lei piangente, lui inebetito, appartati in un angolo di bosco, e sarebbe pronto a uccidere, se avesse conferma d’uno stupro. E’ deciso comunque a rendere pan per focaccia, andando a letto con la nipote del vecchio.
Per vivere, bisogna dunque accettare che qualcuno muoia, che il disastro accada? Ebbene si. Non è vivere, in realtà, vegetare nella separazione dei tre piani, che sono piani spaziali e psicologici.
Il secondo piano possiamo pure chiamarlo piano dell’Io, ma l’Io, isolato, si estenua nella visioni più nere. Monica (Alba Rohrwacher) vive con due bambini, marito assente, sempre lontano: le fa compagnia la visione d’un corvo (se è una visione). Infine al terzo piano, quello del Super-io, ha luogo la violenza dell’istanza censoria, l’aut aut della scelta radicale. Dora (Margherita Buy) dovrebbe scegliere tra il figlio e il marito (Nanni Moretti), come se ciò fosse possibile.
Ma la paura si scioglie nella danza, gli abiti neri diventano fioriti. Come mai? E’ un lieto fine posticcio? Troppi l’hanno inteso così. L’irruzione dei sogni, l’accettazione dei fantasmi, a Roma come nella Tel Aviv/Jaffa del romanzo originale, rendono possibile addirittura una nascita che è una ri-nascita. Moretti esce definitivamente dalla stanza del figlio, lascia al passato il personaggio di Michele Apicella, lui stesso si fa ormai padre, in modo che ci pare irreversibile.
L’incrocio (laico) delle confessioni è la cartina di tornasole del desiderio, è ciò che finalmente lo mette alla prova.