Per Adriano Aprà
Adriano Aprà è un pastore delle audiovisioni libere
di Edoardo Mariani
Quando comprai la mia prima versione di “Che cos’è il cinema?” Di André Bazin, aprendo il libro non ho potuto non fare caso a quest’altro nome scritto in copertina: Adriano Aprà, che di quel libro aveva curato la traduttore…
“Penso alla tazzina di caffé universale e alla montagna interminabile…Tazzina e montagna vivente. À deux ou trois choses, et à des autres visions.” (Dalla TV di Dillinger è morto, di Marco Ferreri)
Qualche tempo dopo, durante gli anni di studi al DAMS di Roma Tre, studiando nel dettaglio Marco Ferreri per una ricerca richiesta dalla Prof. Stefania Parigi per l’esame Movimenti e Autori del Cinema Italiano, mi concentrai sulle immagini di Adriano all’interno del tubo catodico in cui si perde un affamato ed immortale Michel Piccoli.
“Io in Dillinger è morto appaio, appaio dentro un televisore, in bianco e nero…Io dovevo presentare una serie di film underground, ma avevo in mente il termine “cinema espanso”, che era un termine che da pochissimo circolava, quest’idea che lo schermo potesse contenere un certo tipo di esperimenti…”
“Ho sognato di guardare un film essendo dentro quel film”, ci ha raccontato durante una lunga giornata di cinema e passione. Adriano Aprà è un pastore delle audiovisioni libere. È la guida dei giovani autori e critici dallo spirito libero. Ripenso alla sua voce, che risuona e fuoriesce dai libri che ha scritto e che ha tradotto, e che è incisa nei film in cui ha recitato (spesso nel ruolo di sé stesso) e che si continua a sentire nelle immagini dei film Fuorinorma che sono stati e che saranno girati in Italia…
Perché di Adriano Aprà, Adriano per gli amici, e Aprà per gli altri amici, ce n’è uno solo, ma da quell’unica voce, tante altre si estendono verso nuovi orizzonti, verso il futuro che, lui per primo, aveva immaginato per noi. Scrivo queste parole da autore, e poi da critico, perché negli ultimi mesi io e Francesco Scognamiglio (insieme a Patrizia Pistagnesi) stavamo aiutando Adriano a realizzare il suo film su Dreyer. E forse proprio su questo vorrei fermarmi, sulla sua idea che oggi, la critica deve poter parlare delle immagini attraverso le immagini stesse, e non soltanto con le parole. “Fare cinema, Un’idea al cinema, un’idea di cinema” si interrogava Gilles Deleuze…
VIVERE, PENSARE E SOGNARE DI CINEMA.
IL CRITICO AUDIOVISUALE
“Quest’arte, dico bene arte, è ancora tutta da scoprire: per come era e per come sarà. Noi siamo stati pionieri, forse. Ma il futuro è tutto loro. Come non invidiarli? Come non amarli? Io credo nell’inconoscibile. E credo che gli umani, fino a che abiteranno questa Terra, lotteranno per andare al di là dell’inconoscibile. Forse è un tentativo vano. Ma viva il desiderio inarrestabile di andare sempre oltre. Viva il sogno di essere granelli di sabbia in un multiverso che possiamo immaginare senza mai vedere.” (dal pezzo Odio il Natale, pubblicato su Alias del Manifesto del Natale 2023)
Qualche mese fa, mentre stavamo terminando il volume dell’Almanacco di Filmcritica rivista, è saltata fuori l’idea che avremmo potuto mettere in copertina il dettaglio sulle mani che compare all’interno del film di Edoardo Bruno. Adriano, essendo uno dei più arditi collezionisti di cinema e film, in tutti i suoi possibili formati, venne in nostro aiuto, inviandoci tempestivamente una copia in alta definizione del film. La copertina dell’almanacco rappresenta per noi di Filmcritica un ultimo gesto di pace, verso la rivista, nella quale Adriano Aprà aveva scritto alcuni articoli di critica cinematografica tra il 1964 e il 1966.
Bonjour,
Le Passeur,
il Pirata,
il Capitano,
il Cinema,
e le sue Storie(s),
il tuo sguardo,
e le tue parole,
Adriano,
Apri la strada,
al futuro,
al prossimo Cinema che faremo,
che saremo,
contenti e tenuti saldi alle tue forti radici,
ci innalziamo,
alti, altri cinema,
altri movimenti,
nuove temporalità temporaneamente,
contemporaneamente visti e vissuti,
ubiquità condivisa.
Aprà,
il Padre rêveur,
il Capitano di questa nave pirata,
il faro da seguire nel viaggio attraverso la vita,
il finestrino dal quale guardare un tramonto,
una panoramica su un paesaggio illuminato,
un luogo che sembra senza tempo,
e che sempre riusciremo a rivedere,
riportandolo al presente che sarà.