Panfocus
Tutta la memoria del cinema.
La ferma convinzione che non esistano film “vecchi” e film “nuovi” ma soltanto film “non riusciti” e “film riusciti” intendendosi con tale formulazione le opere mosse da uno sguardo d’autore, mi ha spinto ad evitare la pressione, soprattutto mercantile per la quale “novità” dovrebbe automaticamente coincidere con “qualità”, e a dedicare la mia attenzione verso opere che, a prescindere dalla loro data di nascita, disponessero di valori tematico-formali utili alla miglior comprensione del fenomeno cinematografico.
Si tratta infatti, di un pregiudizio non riscontrabile in nessun’altra arte. In arte, infatti, il concetto di “attualità” non è che un controsenso. Lo faceva sarcasticamente notare Peter Bogdanovich quando affermava che, mentre usiamo dire di aver visto un “vecchio” film, non diremmo mai di aver guardato un “vecchio” quadro o di aver ascoltato una “vecchia” musica, così come sarebbe assurdo scartare come se non contassero e non facessero parte del patrimonio cinematografico i film muti o quelli in bianco e nero.
Ed è un danno non da poco perché ciò comporta il rischio di una progressiva perdita di conoscenza con negative ripercussioni sul cinema che verrà.
Sono numerosissime infatti le opere filmiche di cui si è persa la memoria, soprattutto da parte di quelle generazioni che, per ragioni anagrafiche, non hanno potuto apprezzarle alla loro uscita.
Ritengo pertanto utile, anche perché l’innovazione tecnologica le rende oggi tutte facilmente disponibili, di riproporne alcune, facendole uscire dall’oblio e dalla rimozione in cui sono cadute, con particolare riguardo per quelle scivolate nella dimenticanza, per differenti ragioni, per sottovalutazione o perché non rientranti tra quelle di cineasti non così affermati all’epoca dalla considerazione critica.
Ho iniziato Con Harvey (Henry Koster, 1951), pubblicato sul sito filmcritica rivista del 30 aprile 2022, e poi con Il Laureato (Mike Nichols, 1968), pubblicato sempre su filmcritica rivista del 15 luglio 2023.
Visto l’interesse suscitato, con Lettera da una sconosciuta (Max Ophüls, 1948), questo appuntamento viene sistematizzato in una rubrica permanente, per recuperare film rimossi o dimenticati sollecitandone la loro lettura e ri-lettura e soprattutto la loro visione o re-visione, ritenendo in tal modo di corrispondere ad un rinnovato bisogno di bel cinema, qualunque sia stata la data di realizzazione perché possa occupare con pari dignità il posto che merita nella storia generale del Cinema. (v. g.)