Nostalgia di Mario Martone
Nostalgia. Il dolore del ritorno
di Alessandro Cappabianca
Dopo quarant’anni trascorsi in Africa, in Egitto, Felice (Pierfrancesco Favino) torna a Napoli, nel vecchio rione dove era cresciuto da ragazzo, amico e complice del camorrista Oreste (Tommaso Ragno). Poi, quando l’attività criminale di Oreste non esclude più l’omicidio, fugge appunto in Egitto, lasciando sola la sua vecchia madre e facendo, almeno agli occhi di Oreste, la figura del vigliacco.
Perché torna, Felice? Per nostalgia, certo, ma nostalgia di morte. Riabbraccia la madre, le fa il bagno, come lei faceva per lui bambino, le compera biancheria nuova, la piange sinceramente quando muore. Confida a un prete anti-camorra la sua intenzione di incontrare di nuovo Oreste, per chiedergli perdono di averlo abbandonato, tanti anni prima. Il prete lo sconsiglia di farlo, sa che Oreste è vendicativo e non dimentica.
Ma la nostalgia è un impulso di morte irresistibile. Felice offre a Oreste il compimento della sua vendetta, si fa uccidere. Sperava nel perdono? No. In una citazione rosselliniana esplicita, raccoglie un teschio dal Cimitero delle Fontanelle, ne fa il proprio porta-(s)fortuna. Attorno a lui, una Napoli labirintica, il cimitero delle speranze.