LA VEDUTA LUMINOSA di Fabrizio Ferraro
La visione del sublime
di Alessandro Cappabianca
«Quando in lontananza va la vita dimorante degli uomini / dove in lontananza splende il tempo della vite / là è anche il campo vuoto dell’estate / la selva appare d’immagini oscurate / Che la natura compia l’immagine dei tempi / permanga lei, loro scorrano svelti / allora è perfezione, l’alto dei cieli splende / all’uomo, come gli alberi di fiori si coronano».
Il signor Emmer è un regista del quale da tempo non si sente più parlare, di cui non si sa neppure più che film abbia fatto. Era uno sperimentatore, questo si, e il riferimento a Luciano Emmer non è affatto casuale. E’ anche un grande appassionato della poesia di Friedrich Hölderlin, il poeta pazzo, e c’è un produttore disposto a finanziare il film sul poeta pazzo. O meglio, per ora finanzia, lesinando, i sopralluoghi per il film e il viaggio verso Tubinga e la Foresta Nera, a condizione che Emmer sia accompagnato da Catarina, segretaria e organizzatrice di fiducia, col compito di tenere e sondarne le intenzioni.
Emmer e Catarina partono così in macchina (guida lei) verso il Nord, ma prima Emmer pretende di visitare uno zoo, assieme alla ragazza. Attraverso i vetri dello zoo, nelle gabbie trasparenti, osservano un orso che gioca con una palla, ma soprattutto le scimmie, in cui Emmer non manca di riconoscere i nostri progenitori. Non basta un vetro a distinguerci da esse. Le scimmie, secondo Emmer e secondo la lettura che dà di Hölderlin, fanno parte del Grande Tutto, comprendente gli Umani, la cui armonia gli Umani stessi hanno distrutto.
Catarina non capisce, è preoccupata, chiama continuamente il produttore al cellulare, perché li raggiunga. Partono verso la Foresta Nera. Emmer le fa lasciare la macchina. Proseguono a piedi, dormono all’aperto. Sono due ombre nel buio della notte, lui va avanti, Catarina arranca dietro, trascinando un trolley. Sembra che Emmer, instancabile, voglia attraversare l’Europa a piedi, imitando Walter Benjamin lungo i sentieri dei Pirenei negli Indesiderati d’Europa. Anche Hölderlin era un indesiderato, anche Emmer lo è: destino degli indesiderati (destino dei poeti) è camminare, camminare nella foresta, fino a esserne inghiottiti, scomparire in essa. Miracolosamente, però, dalla torre di Tubinga viene fuori una musica. Scardanelli non era del tutto pazzo.
Neppure Fabrizio Ferraro lo è. Regista del film, suo ideatore, fa si che i sopralluoghi diventino il film, un film del camminare nella note, tra alberi giganteschi e secolari, ruscelli di acque chiare che scorrono a valle. Gli indesiderati non hanno freddo, la passione li scalda e li consuma. Ritrovare il mondo del poeta quasi-pazzo, ritrovare l’armonia perduta. Catarina rimane indietro, ma anche lei, misteriosamente, attraverso la vicinanza con Emmer, vicinanza di primi piani, quasi indistinguibili nella notte, in qualche modo è sfiorata dalla grazia. La veduta luminosa è la visione del sublime.