Il FASCINO (DISCRETO) DELLA BORGHESIA
Un articolo dell’aprile 1973 di Giuseppe Turroni su uno degli ultimi capolavori buñueliani, che funziona come un caleidoscopio in grado di ricomporre magicamente e poeticamente Mao, Freud, Lubitsch. La strada su cui camminava Buñuel è la stessa strada percorsa da Giuseppe Turroni, “una linea, una freccia violentemente azzurra”, che lavora sul sogno e sui sogni, che si fanno segno. “Cinema dell’angoscia”, certo, ma pervaso da una gentile pietà per i suoi personaggi. Questo fa di Buñuel ( e di Turroni) un poeta unico.
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