Fire Within: Requiem for Katia and Maurice Krafft di Werner Herzog
Un documentario sull’Inferno.
di Alessandro Cappabianca
Avvicinarsi al fuoco, alla lava delle eruzioni vulcaniche, per studiarne gli effetti e, entro certi limiti, prevederli, era la passione di una coppia di vulcanologi francesi, Katia e Maurice Krafft. Il loro incontro con Herzog segna l’esplorazione dell’Inferno. Fire Within. Requiem for Katia and Maurice Kraft è un documentario, ma un documentario appunto sull’Inferno, su una manifestazione naturale che evoca una soprannaturale.
Non c’è bisogno di immaginare l’Inferno. Eccolo, nelle immagini riprese dai Krafft e montate da Herzog. Loro vi sono discesi, senza accontentarsi di costatarne gli effetti a posteriori, per così dire “a freddo”. Senza limitarsi alle ceneri, all’effetto-Pompei, che pure è impressionante: entrando in una casa, tutto è ricoperto di cenere, letti, tavoli, arredi. Bisogna raschiare a fondo con un cucchiaio prima di ritrovare il fondo d’un piatto. Va rovesciata una teiera piena di cenere, che una volta conteneva caffè. Gira qualcuno incappucciato, con una maschera di carta, due buchi in corrispondenza degli occhi, ma non è il ku-klux-klan.
I Kraft provano le tute anti-calore, che li fanno somigliare a bianchi fantasmi. Per verificarne la tenuta, gli si gettano addosso sassi e terriccio. Nella notte, nell’oscurità quasi completa, si evidenziano i percorsi della lava, quelli prevedibili e quelli, ben più pericolosi, che si aprono all’improvviso, come fiori di fuoco.
Gli animali fuggono. Inchiodati alle nostre poltrone, noi non riusciamo più a essere semplici spettatori. Abbiamo l’impressione che la lava possa raggiungerci da un momento all’altro, o di precipitare nelle voragini aperte dalla lava stessa dopo il suo passaggio.
La terra contiene l’Inferno, ma non si tratta solo di fuoco e ceneri, lava e voragini. Già in Into the Inferno, aveva filmato i Krafft e i vulcani, ma aveva insistito sull’Inferno che può risultare anche dall’assenza di fuoco. Vivere nella Corea del Nord, per esempio, quasi vivere nel regno oscuro di Bokassa.