Crimes of the future di David Cronenberg
Metamorfosi della nuova carne
di Alessandro Cappabianca
Un essere lugubre e mutante (non è possibile chiamarlo ancora sbrigativamente uomo), avvolto in un sudario nero, si aggira tra gli umani fin dall’inizio nel cinema di David Cronenberg. O almeno, fin da Stereo (1967), se non contiamo Transfer o From the Dray. In questo secondo cortometraggio manca il sudario: il moderno criminale se ne sta vestito, immerso in una vasca con un altro uomo, e fa in modo che l’altro venga strangolato da qualcosa uscito dallo scarico. Per rubargli le scarpe? Non solo, ma anche per bearsi del suo terrore.
Ma Crimes of the Future (1970) è il titolo che conta. Ronald Modzick è il dottor Adrian Tripod, alla ricerca d’un rimedio contro un’epidemia che colpisce tutto il sesso femminile in età post-puberale. Epidemia provocata involontariamente da un certo dottor Rouge, scomparso mentre faceva ricerche sull’eccessivo uso di cosmetici. Tripod porta strani occhialetti di tipo femminile. Spesso se li toglie e li lecca con la propria lingua, come per vedere meglio. A volte si lascia prendere dal feticismo dei piedi, si porta alla fronte i piedi nudi dei pazienti, quasi a incorporarli. I crimini sono quelli d’una banda di pedofili, che lo spingerebbero ad accoppiarsi con una bambina di cinque anni, che sorride comunque maliziosamente. Anche su Tripod alla fine, insomma, aleggia l’ombra del dottor Rouge.
In Crimes del 2022, invece, Viggo Mortensen è Saul Tenser, un body-artist, un artista del corpo che offre spettacoli pubblici di creazione di nuovi organi, con la collaborazione delle sue partner Caprice (Lèa Seydoux) e Timlin (Kristen Stewart). Tutto si svolge nella cornice cupa d’una Grecia diroccata, quasi inabitabile. Una madre uccide il suo bambino, accecata dallo spettacolo rivoltante delle sue perversioni (mangia plastica). Lo soffoca con un cuscino. Il padre disperato chiede aiuto al guru della nuova carne, a Tenser, che qui assume sembianze vagamente cristologiche. Il dolore fisico può dirsi scomparso dal mondo umano, ma non in Tenser, che soffre, costretto a nutrirsi da mani artificiali, invano cullato da una specie di lettino organico, che dovrebbe assicurargli (ma non è così) un minimo di riposo. I corpi si aprono senza dolore. Docili alla produzione di mostri, si prestano a qualunque proliferazione (per esempio, orecchie supplementari appaiono sul viso e sul torace). La chirurgia li seziona, li apre e li richiude, ma la nuova carne esita sull’orlo blasfemo della Resurrezione. Anche Tenser finirà a mangiare plastica.
Andrea Pastor ha usato giustamente, per questo film, l’aggettivo “sublime”. Sublime è l’horror, sublime è il mostruoso, quando è Cronenberg a maneggiarlo. A noi non resta che ammutolire, sentire, non più parlare, non più vedere.