CONTRO IL PIANO-SEQUENZA?
di Alessandro Cappabianca
In quanto indica una padronanza registica fuori dal comune, il piano-sequenza segna di solito il suggello riservato ai grandi.
Allora perché Justine Triet cerca di evitarlo, come se questo implicasse una specie di armonia forzata, una corrispondenza illusoria tra vita e sua rappresentazione?
Anatomia di una caduta. (2023). Samuel precipita da una finestra della sua casa. La caduta potrebbe essere accidentale, ma potrebbe anche essere l’effetto di una spinta, quindi di un delitto intenzionale. Naturalmente i sospetti si concentrano sulla moglie, Sandra, che ha avuto con lui un figlio di 11 anni, Daniel, quasi cieco per un incidente provocato dal padre. Logico pensare che Sandra provasse rancore nei confronti del marito. La sua difesa viene assunta dall’avvocato Renzi, suo vecchio spasimante.
In tribunale si cerca di ricostruire l’accaduto, anche con l’aiuto di manichini. Sandra stava concedendo un’intervista a una studentessa, intervista che deve essere interrotta per il volume altissimo col quale Samuel, nel suo studio, sta ascoltando musica. Gli inquirenti sono convinti che l’intervista stessa sia manipolata, nel senso che Sandra cerca di ottenere la simpatia dell’interlocutrice operando su di lei una sottile opera di seduzione.
Il rancore di Sandra per l’incidente di Daniel è il fulcro dell’accusa. Si cerca di provarlo, ma invano, tirando in ballo il cane della famiglia. Si discute se Sandra portasse o no le mutandine, citando una scena famosa di Otto Preminger (Anatomia di un omicidio, cui il film della Triet si richiama nel titolo).
Altra stranezza: Sandra ha voluto sottoporsi alla macchina della verità, anche sapendo che il suo esito non ha valore di prova. Un altro modo, sostiene l’accusa, di conquistare la simpatia dei giurati?
Durante le ricostruzioni, in tribunale o sul posto del presunto crimine, ci sarebbero numerose occasioni per portare a termine svariati piani-sequenza. La Triet non ne approfitta mai. Se segue un personaggio, interrompe l’inseguimento proprio quando stava per diventare significativo. Perché? Ce lo chiediamo, e ci chiediamo quanto questa che in fondo è una semplificazione abbia inciso sul conferimento dell’Oscar.
Desiderio di normalità?
Restiamo pure ai lungometraggi precedenti. In Sibyl. Labirinti di donna, Sibyl, affermata psichiatra, vorrebbe cambiare mestiere, scrivere romanzi, tra la disperazione dei suoi pazienti, alcuni dei quali minacciano il suicidio. Ma c’e’ una paziente, Margot, aspirante attrice, che non si lascia abbandonare tanto facilmente.
Cosi’ in Victoria, cosi’ nella Battaglia di Solferino. La famiglia è un peso e insieme un costante pensiero (le gemelle…).In Victoria, gli animali vengono portati in tribunale come elementi di prova: il cane, la scimmia con cui la famiglia amava giocare. Alla fine di Anatomia di una caduta, Sandra comunque viene assolta. Resta il dubbio.