CANNES 2015: L’OMBRE DES FEMMES di Philippe Garrel
Una nuova Nouvelle Vague
di Daniela Turco e Lorenzo Esposito
Inattualità, rigore, un bianco e nero che vibra e si dilata nell’abbraccio dello scope che, già come ne La jalousie, sorprende per la gentilezza tattile con cui raggiunge l’intimità dei sentimenti. Fin dalle prime sequenza L’ombre des femmes di Philippe Garrel fa avvertire la potenza indomabile dell’inconscio, che emerge nei raccordi sui volti, nell’andirivieni delle scale a chiocciola, negli angoli appartati dei caffè affacciati sui boulevard che riportano la leggerezza e la forza della Nouvelle Vague come stagione ancora viva e in atto. Garrel ancora una volta mette al centro una coppia come laboratorio, sotto osservazione anche attraverso la traccia romanzesca data dalla voce off di Louis Garrel, che rilancia cinefiglie e, insieme, instaura una distanza ironica e brechtiana come nei primi Rohmer o Godard. Lui ha una amante e lo nasconde, lei pure, ma non ha bisogno di nasconderlo. Lui scopre il suo tradimento, lei non ha bisogno di scoprire quello che il corpo di lui già le dice (“Come hai fatto a capirlo?” “Me lo hai detto tu”: ecco l’ombra del titolo, quello sguardo che ti guarda senza che te ne avveda). L’amore sembra scivolare via, ognuno ha le sue ragioni, o forse è solo la vita che sfugge. Ma questo è il film in cui il dramma sottile che ci attraversa tutti viene detto con docile aria musicale (Resnais? Guitry?), davvero con una leggerezza nuova in Garrel, senza tuttavia perdere l’intensità dei volti o il lato oscuro dell’orizzonte che da sempre lo attanagliano ai suoi fantasmi. Eppure qui si vola via, fragilmente, sorridendo di se stessi in un ultimo inatteso abbraccio.