ANNETTE di Leos Carax
Notti bianche
di Francesco Scognamiglio
È passato del tempo prima che il cuore ritornasse a battere. È da tanto che il neoLazzaro era morto. Eppure.
“Quindi potremmo cominciare?”
Dal tempo della nostalgia al tempo musicale, gli Sparks (duo musicale di Los Angeles), compositori della colonna sonora del film, sono ora nello studio di registrazione.
“Provo ad iniziare”.
Tra battiti cardiaci o musicali, il fumante Leos Carax è ancora vivo grazie al montaggio.
I suoi occhi nascosti, consapevoli della sofferenza nell’essere risorti, dichiarano già la conclusione del film.
Non ci è permesso però indagare ulteriormente sui suoi profondi dolori poiché protetti dal nero dei suoi occhiali. Lo spettacolo inizia e lo spettatore finisce nel mondo del verde.
Camuffato da muscoli che gli donano più stabilità, Monsieur Merde è questa volta un bell’uomo, pulito, loquace, apparentemente umano. Il suo nome è Henry McHenry (Adam Driver), comico indipendente, che godendo di buona fama è alle prese con il suo avvenire.
Dalle Tossine di fumi densi, si presenta sul palco il corpo dell’attore che audace, finge di non essere pronto per lo spettacolo. Si mette a nudo per quello che è: Un uomo fragile, disilluso ma allo stesso tempo nichilista e spietato. Fa tutto parte dello show di cui il film ci sazia quasi integralmente con una costruzione performativa titanica. Sia di Henry, sia della sua compagna, Ann (Marion Cotillard), una famosa soprano del teatro dell’opera.
Sta nascendo un vero musical e noi ci siamo dentro.
Ma il ritmo non è soltanto quello del ballo e del canto. Il film è complice di un tumulto ambiguo.
Nonostante l’andamento classico, già durante le prime performance di Henry molti elementi sono in contrasto tra loro. Prima di essere impugnato bene, il microfono viene tenuto con noia, poi con troppa forza e infine viene persino lanciato. Tutto sembra essersi allontanato dalla propria funzione principale, dalla propria forma. Tutto è in mutamento.
Prendono vita così una serie di coreografie spiazzanti. Il pubblico, dinanzi al comico e al tragico, è carico di emozione. Anche noi. Vogliamo saperne di più.
“Perché sei diventato un comico?”
Il montaggio oscilla tra tagli strettamente necessari o particolarmente invisibili, posti al termine di ogni sviluppo d’interesse, e tagli o dissolvenze invece più misteriose, che accentuano la nostra ancora poca conoscenza delle coscienze messe in gioco e che assumono connotati più aggressivi all’incentivarsi del loro turbamento.
Anche la distanza e il numero di inquadrature ci distolgono dalla serenità apparentemente necessaria per affrontare quella che sembrava, almeno all’inizio, una storia d’amore.
Siamo su di un’altalena in piena velocità in una vallata immobile. In attesa dell’arrivo di qualcosa: L’elemento molecola di Dio (o del diavolo), il perturbante, Baby Annette.
La bambina nasce e per Henry aumentano le notti insonni. I viaggi in moto solitari proseguono sempre più intensi verso l’abisso.
Il comico ormai fallito si concede di odiare l’amore della sua vita e di creare dell’immagine di sua figlia un burattino del senso di colpa. La voce angelica di Annette, che convince i cuori di tutto il globo, ci culla soltanto verso la più profonda dispersione, fino al punto di non ritorno anche per Henry.
Abbiamo infine provato compassione per l’abisso.
E tra le mura di un carcere il miracolo è finito. Henry finalmente nota l’essere umano che ha dinanzi, sua figlia, un’altra persona. Destinata in quanto tale forse ad altrettante sofferenze.
Henry da uomo inventato è giunto ad essere la bestia generazionale simbolo del male patriarcale di cui tanto si parla e ora vuole solo scomparire.
Quello che resta dopo il buio è una marcia funebre che ci ricorda che questo film, suo malgrado, è un musical e che probabilmente, come dopo ogni melodramma che tocca le sovrastrutture universali, per il nostro subconscio sarà una notte bianca.