Addio terraferma…. Per Otar Ioseliani
Per salutare Otar Ioseliani, venuto a mancare pochi giorni fa a Tbilisi, cineasta intensamente georgiano (si veda Seule, Georgie (1994), splendido documentario dedicato al suo paese) e tuttavia apolide, a lungo residente a Parigi, maestro assoluto, in ogni suo film, di geometrie invisibili, slittamenti, incastri, incontri e discordanze spazio-temporali, di cui sapeva costruire l’architettura trasparente, così simile a un movimento musicale, un puro miracolo di leggerezza, pessimismo, humour corrosivo e infinita malinconia, niente potrebbe essere più appropriato dell’immagine che Otar Ioseliani, che è stato tra i registi più seguiti e ripetutamente incontrati dalla rivista, ci aveva regalato per contribuire a Mnemosyne, per il n. 500 di Filmcritica, nel dicembre 1999, dove lo stesso regista è ritratto con la stecca del biliardo in mano, alle prese con un gioco senza fine…
A seguire, una conversazione con Otar Ioseliani, pubblicata sul numero 501/502 di Filmcritica, gennaio-febbraio 2000.